Peccato o crimine by Francesco Benigno & Vincenzo Lavenia

Peccato o crimine by Francesco Benigno & Vincenzo Lavenia

autore:Francesco Benigno & Vincenzo Lavenia [Benigno, Francesco & Lavenia, Vincenzo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-03-15T00:00:00+00:00


Capitolo II.

Gli abusi nell’età della Controriforma

1. Adescare in confessionale

Nel 1559 Paolo IV emanò un breve (Cum sicut nuper, 18 febbraio) con il quale conferiva all’ufficio dell’Inquisizione spagnola di Granada, città cristianizzata e popolata di moriscos, la facoltà di aprire processi contro i sacerdoti che avessero abusato del ruolo di confessori per adescare le penitenti al riparo da occhi indiscreti e dalla sorveglianza dei superiori. La disposizione non aveva precedenti e appianò una disputa locale che aveva visto protagonisti l’arcivescovo Pedro Guerrero (1501-1576, uomo di grande sensibilità religiosa, attivo al Concilio di Trento e quasi mai in sintonia con gli inquisitori) e gli ordini religiosi: quelli più antichi e un nuovo istituto nato in Spagna e approvato dai papi nel 1540, la Compagnia di Gesù di Ignazio di Loyola (1491-1556). Questa congregazione di sacerdoti – e non di monaci o di frati – era invisa alla frangia più zelante del clero spagnolo, che a lungo avrebbe accusato i gesuiti di essere inclini al misticismo e troppo aperti con gli ebrei convertiti; Libro off𝔢rto g𝔯atuitamente sul 𝔰𝔦𝔱𝔬 eu𝔯𝔢k𝔞𝔡d𝔩. ma nonostante le ostilità, le invidie e le diffidenze che avrebbe suscitato nel corso della sua storia, si specializzò presto nella «direzione spirituale» (l’arte di guidare le coscienze dei fedeli, specie se appartenenti alle élites) e nella pratica frequente della confessione, che dopo Trento si affermò in tutto il mondo cattolico.

Guerrero si era rivolto al pontefice proprio per dirimere una materia scottante che toccava l’esercizio della penitenza (amministrata più spesso dai frati che dai preti secolari): come intervenire quando si fosse venuto a sapere che un sacerdote aveva circuito una o più fedeli, religiose o laiche, inducendole a commettere colpe sessuali nel momento di confessarle e approfittando della fiducia che il gregge riponeva negli uomini di Dio? Come rompere il muro di complicità e di silenzio che avvolgeva i peccati dei chierici, soprattutto se affiliati agli ordini religiosi, i cui superiori usavano perdonare le colpe in segreto o correggere fraternamente con ammonizioni, ignorando la giurisdizione del vescovo? Nell’intento di disciplinare i comportamenti morali di un clero che avrebbe voluto riformare, Guerrero per una volta fu contento che la Sede apostolica ampliasse i poteri dell’Inquisizione. Le inchieste del Sant’Uffizio, infatti, non guardavano in faccia nessuno e potevano intimidire quei sacerdoti che, pur di soddisfare i loro desideri, non arginavano le loro pulsioni nemmeno nell’atto di confessare, magari persuadendo le penitenti che i piaceri della carne erano colpe lievi, se non addirittura atti graditi a Dio quando a commetterli fossero donne e uomini dotati di un presunto carisma speciale. Tale convinzione di impeccabilità, stando ai giudici e ai teologi, era diffusa in particolare nei circoli dei cosiddetti alumbrados, gli «illuminati», che l’Inquisizione spagnola, dal 1525, ritenne eretici di notevole pericolosità. Inoltre il Sacro Tribunale sapeva come indurre i fedeli alla delazione e all’auto-delazione minacciando la scomunica; manteneva segreto il nome dei testimoni a carico dell’imputato e per preservare la retta fede da ogni pericolo poteva infliggere pene severe anche ai membri del clero, di solito al riparo dalle magistrature secolari e a volte persino da quelle diocesane.



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